Visitare il Brasile è sempre stato un mio grande desiderio, poter finalmente vedere luoghi e città di cui avevo letto e sentito parlare, le spiagge mitiche di Rio e Fortaleza, la storia di Salvador, le cascate di Iguazu e poi San Paolo.
Sono partito il 2 marzo da Milano mentre già i primi segnali di ciò che sarebbe accaduto in seguito si stavano manifestando (l’esplosione del contagio di coronavirus), ma fortunatamente sono riuscito ad imbarcarmi.
Arrivato all’aeroporto di San Paolo pensavo che sarei stato sottoposto a qualche esame in più ma tutto è andato liscio e, dopo il timbro sul passaporto, potevo finalmente realizzare il mio grande sogno.
La prima settimana l’ho dedicata alla città Paulista, non immaginando che l’avrei vista più tardi totalmente cambiata, visitando i luoghi più caratteristici e conosciuti come : Avenida Paulista, Copan, Edificio Italia, il parco di Ibirapuera, ma uno dei luoghi che più mi sono rimasti impressi è il “Museu da Imigração”, vale davvero la pena di visitarlo per rendersi conto di cosa vuol dire lasciare la propria terra in cerca di fortuna oltre oceano. Una Ellis Island Brasiliana in cui molti hanno iniziato la loro nuova vita.

Da San Paolo l’itinerario prevedeva il trasferimento a São Luis nello stato del Maranhão e da lì avrei proseguito verso sud lungo la costa utilizzando come mezzo di trasporto la Rodoviaria Brasiliana, una fitta rete di autobus che collega praticamente tutto il paese, mezzo che ben si adatta alla mia filosofia di viaggio che prevede l’utilizzo del mezzo di trasporto più lento a cominciare dalle mie gambe.
Tutto sembrava andare per il verso giusto, e dopo aver visitato San Luis il cui centro storico è davvero splendido eccomi a Barrerinhas per vedere uno di quei paesaggi diventati ormai icone del Brasile: i Lençois Maranhenses, enormi pozze d’acqua piovana che si formano tra le dune di sabbia, rese possibili dallo strato di roccia impermeabile sottostante, che ne impedisce il drenaggio. Un luogo magico.
Da qui sempre con la Rodoviaria faccio rotta prima su Parnaiba e poi a Fortaleza.
E’ a Fortaleza il 26 di marzo che tutto all’improvviso cambia, anche il Brasile si trova a fare i conti con il Covid-19 e procede alla chiusura totale delle attività commerciali salvo alimentari e farmacie. Fortaleza mi si presenta di una tristezza infinita, vuota, senza la vita che normalmente anima le sue vie e le sue spiagge, un mondo irreale che si sarebbe protratto a lungo e che mi ha obbligato a decidere se rimanere bloccato li o tornare a San Paolo dove invece avevo degli amici che avrebbero potuto aiutarmi in caso di necessità.

E cosi il giorno seguente sono di nuovo a San Paolo ma anche qui tutto è cambiato non è la stessa città che ho lasciato il mese prima, anche qui è tutto “fechado” chiuso.
Ho passato qui più di un mese di quarantena, prima a casa di amici, poi in una “Republica” sorta di ostello per studenti universitari. San Paolo è davvero una città enorme, ma il ricordo più bello è legato alla sera del mio arrivo, gli amici mi portarono a bere la mia prima Caipirinha e al tavolo dietro di noi suonavano dei ragazzi, studenti che arrotondavano intrattenendo i clienti del locale “tocando” musica popolare brasiliana a cominciare da Pixinguinha.
Samba, Bossanova, l’anima del Brasile mi si presentava per la prima volta, ed era per me tutto nuovo ed emozionante, è cosi che voglio ricordare questa città.
Davide Gasparinetti
Davide ci ha consigliato il libro che gli ha fatto prendere la decisione di visitare il Perù qualche anno fa, ecco il nostro link di amazon del libro “La profezia di Celestino” —